Oggi l’allenatore barese “compie” tre settimane tonde in neroverde. Ventuno giorni intensissimi in cui sono cambiate tante cose in casa Bitonto…
Nessuno di noi possiede la sfera di cristallo per poter prevedere come andrà a finire per il Bitonto Calcio questo tribolato campionato di Serie D, ovvio. Tuttavia, è altrettanto evidente come l’arrivo di Valeriano Loseto sulla panchina neroverde, l’11 febbraio scorso, abbia impresso alla stagione dei leoncelli una svolta già inquadrabile nel novero delle accelerazioni impressionanti marchiate a fuoco dalla competente personalità dei loro autori. Un’impennata evidente di risultati, entusiasmo, numeri e prospettive tanto straordinaria, per la tempistica a disposizione, quanto “normale”…
Sì, perché il corso degli eventi in casa Bitonto sembra essere tornato, finalmente, sui binari dell’ordinario, di un film agonistico che tutti in città si aspettavano di vedere sui metaforici schermi del girone H da qualche mese. Valeriano Loseto si è subito (e con merito, sul campo) conquistato il titolo onorifico di “normalizzatore” di un ambiente, quello bitontino, probabilmente non ancora del tutto fuori dal tunnel della C svanita. Le ombre lunghe della catastrofica estate pallonara 2020 hanno infatti raggelato i caldi animi di tifosi, giocatori superstiti, dirigenza e comunità intera ben oltre le settimane successive alla sentenza-mannaia abbattutasi sul collo del Leone, all’indomani dell’agognato professionismo conquistato sui terreni di gioco poi disseccati dal Ciclone Covid. Valutazioni, queste, oggettive e ritrite ma anche indiscutibilmente deleterie nelle frettolose operazioni di riavvio dell’immane macchina tecnico-organizzativa nelle mani e nel cervello fino di Francesco Rossiello & Famiglia. Fino ad arrivare alle paludi della prima decade di febbraio corrente anno ed al fatale (per Nicola Ragno) tonfo interno contro l’umile Puteolana.
In quel momento, qualche ora dopo aver raccolto cocci, stracci e idee, accade l’impensabile ma sperato: l’homo novus appartenente alla dinastia biancorossa dei Loseto riporta in un amen ogni cosa al proprio posto, incluso sé medesimo, a bordo campo. Privo di panchina da mesi senza saperne i reali motivi, per sua stessa candida e immediata ammissione, Valeriano prepara in poche decine di ore le insidiose visite a Fasano, Aversa, Fidelis Andria. Sette punti in sette giorni e non è il remake di una famosa pellicola “da ridere” Anni Ottanta. Anzi, non c’è tempo sufficiente nemmeno per ridere di gioia ché il calendario-centrifuga di febbraio impone già altri due incroci teoricamente da paura: Taranto di mercoledì e Molfetta senza mezza squadra, alla domenica. Ma la paura non appartiene ai Loseto, così il barbuto figliolo orgoglioso di Ualino sgambetta i primi e disillude i secondi. Altri quattro punti e fanno ventinove in totale, di cui undici nella sua gestione lunga appena cinque partite (delle diciannove complessive in archivio)!
Statistiche che farebbero riflettere qualsiasi calciofilo e facilmente girare la testa a molti allenatori con i piedi mal incollati al suolo. Per il quasi quarantanovenne Valeriano, invece, è tutto normale, nulla di strano, nessuna esaltazione; perché lui la “scorza” e le ossa ce le ha dure davvero, di polvere sui campi meno nobili del Sud ne ha mangiata – ipse dixit – trasformando in prezioso bagaglio professionale e umano anche le esperienze nei Settori Giovanili di Bari e Andria.
E non chiamatelo rivoluzionario, mi raccomando. Presentatosi al “Città degli Ulivi” con un mix in petto disarmante fatto di umiltà, fierezza, genuinità e intelligenza comunicativa, mister Loseto ammette di avere una rosa qualitativamente fortissima al suo servizio, senza alcun alibi premeditato né “se” né “ma” per farsi scudo. Conferma in toto lo Staff tecnico in essere (il vice Anaclerio, l’amico fraterno Iurino, il già fido Acella) e zero stravolgimenti tattici, vedi il 4-3-3 o il 3-5-2 preferenziali, come il suo nobile predecessore. In compenso, tanto tanto lavoro psicologico sulle menti dei suoi guerrieri feriti e un preciso input all’intero spogliatoio: mi servite tutti, dal primo all’ultimo, quand’anche dovessi chiedervi di giocare in porta, per il bene di una squadra che deve rispecchiare pari pari il mio temperamento. Testa bassa e pedalare, insomma, benvenuti in Serie D.
Nel frattempo, non siamo ancora entrati in possesso della suddetta sfera di cristallo, purtroppo. Quindi, il futuro dei neroverdi resta un meraviglioso enigma da graduatoria per ciascuno di noi, ma una maxi certezza ora quantomeno l’abbiamo: con mister Valeriano Loseto, il normalizzatore che sa come si rasserena la ciurma, ogni cosa è tornata al proprio posto. A partire dal Bitonto in classifica…