PAROLA DI GIANNI CASTELLETTI
Continuano inarrestabili gli approfondimenti dedicati ai protagonisti del Settore Giovanile neroverde. Il “brainstorming” fra atleti, tecnici e dirigenti vede oggi nel virtuale ruolo di moderatore il preparatore dei giovani portieri del Leoncello, Giovanni “Gianni” Castelletti. Una personalità dalle mille sfaccettature, un allenatore coi fiocchi, un “Totem”, come avremo modo di leggere…
Ciao mister. Qual è la situazione-portieri della Juniores neroverde? Siamo in buone mani?
“Al momento, abbiamo due ragazzi che s’impegnano davvero tanto, Ippolito del 2002 e Manzi classe 2003. Il primo è nel giro della prima squadra dall’anno scorso e vanta già diverse convocazioni in Serie D. Il secondo è arrivato quest’anno, si tratta di un portiere di prospettiva ben strutturato; anche lui è stato convocato in prima squadra, nella stagione in corso, sia per allenarsi con i più grandi sia in campionato. Devo dire che in questo periodo di emergenza Covid, io e mister Iurino (il preparatore dei portieri della prima squadra neroverde, ndr) stiamo collaborando allenando insieme i portieri seniores e juniores, lo facciamo perché siamo in sintonia ed abbiamo le stesse linee-guida per quanto riguarda la crescita degli atleti a disposizione. Tornando alle caratteristiche dei due estremi difensori dell’under-19, Ippolito ha una buona forza esplosiva e una buona presa, mentre sta migliorando i tempi d’uscita sulle palle attive / inattive. È un ragazzo davvero molto educato e sempre pronto ad ascoltare i consigli miei e di mister Iurino. Anche per questo migliorerà sicuramente… (ride, ndr). Manzi ha una buona struttura fisica, per esser un 2003, ha degli ottimi riflessi, delle buone doti atletiche e anche lui è sempre disponibile a seguire ciò che gli viene detto; un portiere di prospettiva, insomma… Vedremo a fine stagione i frutti del nostro lavoro di squadra!”.
A parte le basi tecniche imprescindibili, secondo te, quali doti temperamentali deve possedere un giovane portiere per poter ambire al grande salto?
“È risaputo che il portiere dev’essere in campo un tipo molto estroverso, a tratti, matto proprio…! Deve essere il leader della squadra dal temperamento forte, uno che detta legge sia in campo che fuori. Ma, allo stesso tempo, un calciatore umile e professionale che ascolta il suo allenatore, che si imbestialisce anche se prende gol in amichevole sul 6-0 a favore! In estrema sintesi, bisogna avere gli ‘attributi’ giusti per essere l’estremo difensore della tua squadra”.
Ogni allenatore si ritrova o quantomeno cerca di trasmettere ai suoi allievi il proprio “essere stato calciatore”. Cosa vedi nei tuoi ragazzi del Giovanni Castelletti ex portiere?
“Io ho avuto la fortuna di giocare trent’anni a livello agonistico, dei quali dieci nel Calcio a 5, quindi, ne ho sentite e viste di tutti i colori… La mia prerogativa è sempre stata quella di indossare la maglia numero 1, forse perché quando avevo 16 anni ero già il titolare della Rappresentativa Puglia ed ho vinto il mio primo campionato regionale con la Pro Inter Bari. Successivamente, ho conquistato anche un titolo Berretti con la Molfetta Sportiva, in C2, ma la mia carriera è stata bruscamente frenata per via di un brutto incidente stradale… Ciò non mi ha impedito di giocare in Eccellenza con il Bitonto e con diverse altre squadre di Promozione, tra le quali Corato e Poliminia. Sono sempre stato un atleta assiduo nell’allenarmi, non saltavo mai un allenamento e per questo motivo non mi andava di fare la panchina al portiere ‘under’ che, come sappiamo tutti, spesso deve giocare titolare a prescindere dalle capacità… Allora, a 30 anni suonati, ho cominciato a fare la B di Calcio a 5 con il Polignano, poi Modugno, Conversano, fino all’ultima esperienza con il Noicattaro. Cerco nei ragazzi che alleno (ormai da otto anni, fra Green Park, Wonderful e settori giovanili di Monopoli in Lega Pro, accanto a mister Gianni Indiveri, Bari in Serie B, Unione Calcio Bisceglie e Fidelis Andria) quelle che erano le mie doti migliori: la professionalità nell’allenamento, il mio voler vincere senza prendere gol e, soprattutto, essere sempre il protagonista in positivo della partita. Quest’anno ho preso al volo la chiamata del Bitonto, dopo essere stato contattato da Nicola Caldarola per il settore giovanile della Lega Pro. Le cose poi sono andate come sono andate, ma sono rimasto in neroverde anche in Serie D, perché questa è una società seria, molto organizzata, di prospettiva e io credo fortemente nei progetti della Famiglia Rossiello anche per ciò che concerne i giovani. Sono orgoglioso di far parte di questa società! Concludo sottolineando che per me è davvero piacevole lavorare con i giovani perché sono delle spugne che apprendono tanto, tutto… Come ho avuto modo di rispondere ad una delle domande d’esame che mi sono state poste quando ho preso il ‘patentino’ da preparatore dei portieri, ‘Il mister dev’essere il Totem’. Ed è quello che cerco continuamente di fare io a prescindere dalle categorie che alleno”.